Biodiversità, ambiente, salute sono tematiche interconnesse e costituiscono, assieme al cambiamento climatico, la futura sfida strategica nello scenario di uno sviluppo sostenibile. Lo ha evidenziato Michele Pisante, dell’Università di Teramo, nel primo Biodiversity Barcamp “Risorse genetiche vegetali”, tenutosi nella sede del Crea di Pontecagnano (Sa). «Negli ultimi anni – ha detto – crescente attenzione è stata posta a queste tematiche, ma è mancata nel nostro Paese una visione chiara e integrata di ruoli, esigenze e opportunità per i diversi attori coinvolti».

In uno dei vari tavoli di lavoro Massimo Zaccardelli, del Crea di Pontecagnano, illustrando i lavori del gruppo che ha discusso di recupero e mantenimento della biodiversità vegetale, ha affermato che «è necessario completare il reperimento territoriale delle Rgv (le risorse genetiche vegetali) e dei parenti selvatici delle piante coltivate».

Ha poi aggiunto, in merito alla catalogazione della biodiversità vegetale, che «bisogna favorire la realizzazione di un’anagrafe nazionale accessibile a tutti, individuando eventuali doppioni, omonimi e sinonimi».

Pasquale Tripodi, anch’egli del Crea di Pontecagnano, ha riassunto quanto emerso dal tavolo sul ruolo della biodiversità vegetale per il miglioramento della qualità e la valorizzazione delle produzioni. Evidenziando che «serve un’evoluzione legislativa: l’attuale vuoto normativo ha come conseguenza la non accessibilità a tutti delle Rgv alimentari».

Il relatore ha poi sottolineato la necessità di un’implementazione del sistema impresa-ricerca-istituzioni, rilevando «la mancanza di risorse economiche utili a conoscere e caratterizzare le Rgv dal punto di vista chimico e nutrizionale, con evidenti negative ripercussioni sulle potenzialità di mercato».

Infine Albino Maggio, dell’Università Federico II di Napoli, discutendo degli effetti che i cambiamenti climatici avranno su consistenza e distribuzione delle risorse genetiche vegetali, ha sottolineato l’importanza di «pensare a un sistema di riconoscimento dei crediti di emissione. E di incentivare le aziende ad effettuare bilanci ecoambientali». Maggio ha poi posto l’accento sulla necessità di investimenti, sottolineando l’importanza di «fare partnership pubblico-privato su progetti di interesse comune (bioeconomy)».

Altro punto importante emerso nel corso della discussione finale è stato quello relativo alla valorizzazione e distribuzione dei prodotti: a livello locale o globale, attraverso marchi nazionali (made in Italy) o locali, eccetera. «Esempi di successo – ha riferito Pisante – sono i Presìdi Slow Food. Mentre la qualità dei prodotti (nutrizionale, organolettica, tecnologica) rappresenta un aspetto di fondamentale importanza sulla conservazione e distribuzione delle risorse genetiche vegetali».

Il ruolo del Crea

Il Crea coordina il Progetto Rgv-Fao, finanziato dal Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali, per la realizzazione degli obiettivi del Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l’agricoltura e l’alimentazione (Itpgrfa), ratificato dall’Italia nel 2004.

«Al Progetto partecipano 29 unità di ricerca del Crea, l’Istituto di Bioscienze e biorisorse del Cnr e l’associazione Rete semi rurali», ci dice Teodoro Cardi, direttore dell’unità del Crea di Pontecagnano (Sa).

Le attività di ricerca sono finalizzate alla raccolta, conservazione, caratterizzazione, documentazione e utilizzazione di oltre 70 produzioni di grande rilevanza per l’agricoltura italiana, di cui 26 sono incluse nel Sistema multilaterale del Trattato.

Nell’ambito del Progetto, aggiunge Cardi, è stata costituita la Rete nazionale delle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura (vedi http://planta-res.politicheagricole.it) ed è stato creato il database PlantaRes con l’obiettivo di definire un sistema unico di descrittori e catalogazione per le varie collezioni conservate presso le diverse unità afferenti alla Rete.

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