Il 24 aprile 2018 avrà luogo a Palermo l’evento “Servizi eco-sistemici e pratica irrigua: economia e ecologia a confronto”, promosso dal CREA e facente parte del più ampio programma di eventi itinerante “Biodiversity Barcamp”, orientato all’avvicinamento alle tematiche della biodiversità.
 Obiettivo centrale è l’avvio di un confronto fra la prospettiva ecologica e quella economica nella valorizzazione dei servizi ecosistemici connessi all’uso sostenibile delle risorse idriche a fini irrigui, per la conservazione della biodiversità e del capitale naturale in generale. La discussione includerà diversi attori e stakeholder del settore (ricercatori, agricoltori, rappresentanti delle associazioni di categoria, decisori politici, società civile) e sarà strutturata in tavoli tematici che svilupperanno tre differenti punti di vista: Ricerca, Istituzioni e Portatori di Interesse e saranno facilitati da giornalisti e esperti del settore.
I punti salienti emersi dal confronto saranno ridiscussi nella Tavola Rotonda conclusiva, finalizzata ad evidenziare le principali problematiche e le azioni chiave da intraprendere per valorizzare i servizi eco-sistemici, nell’ottica di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. I lavori della tavola rotonda saranno moderati dalla Dottoressa Raffaella Zucaro (CREA), promotrice dell’iniziativa territoriale.
Abbiamo incontrato la Dott.ssa Zucaro per avere qualche anticipazioni sulle principali tematiche che saranno affrontate e discusse durante l’incontro.

Qual è il valore offerto dal Capitale Naturale e come si quantifica?

Il Capitale Naturale produce un flusso continuo di servizi denominati ecosistemici; quindi, l’uomo ottiene dall’ambiente dei benefici che sono necessari alla sua stessa vita, oltre che alla produzione di beni e servizi, al consumo di questi, ma anche alla fruibilità del tempo libero. E questi benefici, al fine di essere misurati ed assegnati in termini qualitativi e quantitativi agli assets che li producono, sono classificati nelle categorie: approvvigionamento/sostentamento di cibo (es: l’acqua per bere e coltivare), materiali ed energia (es: l’energia dal sole), regolazione del funzionamento degli ecosistemi (es: i batteri per la purificazione naturale delle acque), uso ricreativo e culturale degli asset naturali (es: un parco dove passeggiare). 
Pur essendo questi servizi essenziali, oltre che alla vita delle persone e dell’ambiente, al supporto delle attività umane, il loro valore è in parte non riconosciuto perché, non essendo scambiati sul mercato, non gli viene associato un prezzo in grado riflettere il loro valore sociale.

Quale impatto sulla biodiversità viene generato dagli agroecosistemi o più precisamente dai servizi che ne derivano?

Gli agro-ecosistemi irrigui contribuiscono al mantenimento dell’ecosistema, generando impatti positivi sull’ambiente e sulla biodiversità; questo è possibile quando sono in grado di supportare la biodiversità, non esauriscono le risorse abiotiche (suolo – acqua – aria) e producono una fornitura equilibrata di servizi ecosistemici. La gestione sostenibile è il fattore chiave al fine di raggiungere e mantenere le buone condizioni, con l’obiettivo di aumentare la resilienza e di mantenere intatta la capacità di generare servizi per le presenti e future generazioni. Se da un lato i processi produttivi agricoli utilizzano i servizi ecosistemici generati dal territorio circostante, dall’altro l’agricoltura, in condizioni di gestione sostenibile, può fornire servizi ecosistemici alla società.

Quali sono i servizi ecosistemici legati all’agro-ecosistema irriguo?

L’agro-ecosistema irriguo, grazie alla manutenzione del territorio, alle sistemazioni idraulico-agrarie e ai canali ad uso promiscuo, risulta in grado di offrire servizi di regolazione e supporto. Si riportano di seguito alcuni esempi. Grazie alle sistemazioni idraulico-agrarie è possibile smaltire rapidamente quantitativi di acqua superiori alla capacità di assorbimento del suolo e facilitare l’infiltrazione dell’acqua in profondità per evitare ristagni e per creare riserve utilizzabili dalle colture, favorendo la fertilità del suolo. Il servizio di regolazione è anche legato alla capacità dei canali irrigui promiscui di contenere le esondazioni, aumentando il tasso di sicurezza idraulica per i territori. I canali promiscui inerbiti, inoltre, regolano il deflusso idrico e favoriscono la depurazione delle acque, sfruttando la capacità della vegetazione di ridurre le velocità di flusso e di filtrare i nutrienti.

Quali sono le prospettive di gestione strategica dei servizi ecosistemi connessi alla pratica irrigua?

Prima di tutto è necessario un cambiamento culturale per riconoscere che, oggi il settore agricolo, stante le politiche adottate, le tecniche e le tecnologie, non produce solo esternalità negative (inquinamento), ma anche esternalità positive: così come per internalizzare i costi delle esternalità negative sono individuati vincoli e strumenti cui sono associati costi per il settore è necessario dare riconoscimento economico (e quindi internalizzare) anche alle esternalità positive prodotte che si configurano come azioni a favore dell’ambiente e dei territori da parte degli operatori del settore. 
Tale discorso risulta funzionale nel contesto attuale della politica dei prezzi dell’acqua implementata a livello UE, che pone obiettivi di qualità e modalità di conseguimento, anche tramite una politica dei prezzi dell’acqua che ne incentivi un uso razionale e, in applicazione del principio chi inquina (usa) paga, preveda un adeguato contributo al recupero dei costi, compreso quelli ambientali. Internalizzare i costi ambientali nel costo dell’acqua, senza contabilizzarne anche i benefici connessi, implicherebbe una sovrastima dei costi di produzione per il settore agricolo, con relative conseguenza negative per il settore produttivo ma anche per la perdita di servizi ecosistemici connessi. Quindi, occorre individuare soluzioni strategiche per l’uso sostenibile ed efficiente della risorsa idrica, che non comprometta lo stato del Capitale Naturale oggi e per il futuro.

Quali sono secondo lei i Paesi con maggiori pratiche virtuose di gestione degli agroecosistemi irrigui e da cui l’Italia potrebbe prendere esempio?

Come prima cosa mi preme segnalare che l’Italia, insieme alla Spagna, Portogallo e Grecia, è uno dei pochi Paesi dell’Unione europea per i quali la produzione agricola risulta strettamente legata alla disponibilità idrica (e quindi all’irrigazione), ancor più se si pensa ai cambiamenti climatici in atto e alla tipologia di beni agroalimentari, di elevata qualità, per i quali all’Italia è riconosciuto un importante primato. Data la rilevanza del tema l’Italia si è storicamente organizzata attraverso un sistema di gestione della risorsa idria a fini irrigui che individua modelli di governance moderni e in grado di prevedere una gestione efficienze delle risorse idriche a fini irrigui. In effetti la presenza dell’irrigazione collettiva, cui è associata una gestione degli agroecosistemi su scala territoriale e la tutela del territorio, è una caratteristica del nostro Paese che rappresenta una buona pratica sicuramente da esportare. Con riferimento invece, al tema specifico della valutazione economica dei servizi ecosistemici connessi, dagli studi che stiamo svolgendo sono emerse molte esperienze interessanti nell’Est dell’Europa che si potrebbero duplicare anche da noi.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here