Farmer hands holding a fresh young plant

L’ambiente in cui viviamo ci fornisce costantemente una vasta gamma di benefici, da cui dipende strettamente il benessere dell’uomo. Generalmente, i servizi naturalmente erogati dall’ecosistema si presentano come beni pubblici, senza mercato, quindi, senza prezzo; per questo ne viene di rado riconosciuto il valore economico e monetario. Ciò significa che le funzioni economiche svolte dall’ambiente non vengono adeguatamente riconosciute: ossia, da un lato la riduzione del benessere collettivo dovuta alla diminuzione delle risorse ambientali non viene rilevata nella contabilità nazionale, dall’altro il depauperamento del capitale naturale sembra essere considerato inevitabilmente utile per l’aumento della ricchezza economica.

Pertanto, affinché le politiche pubbliche volte alla tutela e al miglioramento del benessere collettivo siano orientate allo sviluppo sostenibile, è necessario individuare strumenti di stima e valutazione del benessere collettivo che considerino sia elementi economici che sociali e ambientali, riconoscendo così il valore delle esternalità positive conseguenti alla conservazione della biodiversità.

Abbiamo approfondito le tematiche relative alla gestione economica dei servizi dell’ecosistema con un’intervista a Francesco Marangon, Professore Ordinario di Economia e Estimo Rurale presso l’Università di Udine e Presidente della Società Italiana di Economia Agraria (SIDEA).

Qual è il rapporto tra biodiversità e attività agricole?

I servizi ecosistemici garantiti dalla biodiversità sono benefici forniti alle persone da risorse naturali e sistemi ecologici che influenzano il benessere umano e sono a loro volta influenzati dalle attività antropiche. Per esempio, la biodiversità agricola comprende tutte le componenti della diversità biologica di rilevanza per l’alimentazione e l’agricoltura e tutte le componenti della diversità biologica che costituiscono gli agro-ecosistemi stessi, configurandosi come un asset fondamentale per la produzione agricola e la sicurezza alimentare. Gli ecosistemi agricoli sono, da un lato, i principali fornitori di servizi ecosistemici e, dall’altro, sono dipendenti dai servizi ecosistemici che supportano le stesse funzioni di produzione. Ne consegue che il miglioramento o il degrado degli ecosistemi e il grado di biodiversità dipendono dalle scelte strategiche degli agricoltori.

Quale configurazione assume il mercato dei servizi degli agro-ecosistemi?

Siccome in alcuni casi gli interessi perseguiti tramite le scelte dell’agricoltore non sono allineati con quelli dei beneficiari dei servizi ecosistemici, può conseguirne una riduzione dei servizi stessi: accade che il valore generato dagli agricoltori tramite il mantenimento della biodiversità agricola è spesso inferiore ai benefici risultanti dalla contabilizzazione dei valori di interesse pubblico. Nella pratica, gli agricoltori riescono a fornire i servizi ecosistemici per soddisfare i bisogni di approvvigionamento, ma non sono in grado di mantenere nel tempo il livello di fornitura di servizi di regolazione, supporto e servizi culturali a causa talvolta dei costi elevati, talaltra dell’assenza di prezzi. Questi tipi di servizi, infatti, presentano spesso caratteristiche di beni pubblici, pertanto non escludibili e non rivali. Inoltre, i mercati dei beni pubblici non esistono. Il risultato è un livello non ottimale di fornitura di servizi che richiede un intervento esterno, normalmente a capo della pubblica amministrazione.

Su quali leve strategiche dovrebbe basarsi un intervento pubblico?

Nello specifico, la creazione di strumenti economici appropriati basati sugli incentivi e la diffusione di informazioni mirate sembrano essere in grado di aiutare gli agricoltori a migliorare il loro ruolo nella conservazione e gestione dei servizi ecosistemici, limitando le esternalità negative e aumentando quelle positive, garantendo nel contempo una corretta redditività alle imprese. Ad esempio, l’applicazione di schemi di contabilità ambientale consente di registrare lo stock di capitale naturale e le sue variazioni nel tempo, quantificando i costi della perdita di biodiversità e i costi di conservazione della stessa, così includendo nelle decisioni di politica pubblica le variabili trascurate dalla contabilità ordinaria perché non hanno un prezzo di mercato. La valutazione economica dei servizi ecosistemici può aiutare gli agricoltori e i proprietari terrieri a gestire gli effetti dei fallimenti del mercato, misurando i costi per la società delle loro attività in termini di benefici economici persi: tali costi possono quindi essere imposti a coloro che sono responsabili – secondo il principio del “Pay to Pollute” o essere utilizzati per determinare il valore di ulteriori azioni per migliorare la fornitura di servizi ecosistemici.

Quali strumenti specifici basati sugli incentivi possono essere utilizzati?

Accanto ai tradizionali approcci di incentivo pubblico (come ad esempio i sussidi della PAC), piuttosto innovativi risultano i PES (Payments for Ecosystem Services), ossia sistemi di pagamento dei servizi ecosistemici in grado di favorire lo sviluppo sostenibile della biodiversità agricola e la gestione della catena dell’agro-valore. Tali strumenti permettono di remunerare la produzione di servizi ecosistemici, per lo più rappresentati da beni pubblici, mediante una transazione diretta tra beneficiario e produttore/fornitore del servizio. Obiettivo principale, comunque, è la conservazione della risorsa paesaggistico-ambientale da cui proviene il servizio, allo scopo di perpetuarne nel tempo la fornitura. 

Come si inseriscono i PES nella catena del valore agroalimentare dalla fase di produzione a quella di consumo?

Tenendo conto della varietà di componenti che formano la diversità biologica agricola, della gamma di attori coinvolti nel suo mantenimento e in base ad un’ampia definizione di PES (che comprende il green premium per il prezzo di un prodotto), un’interessante opportunità per sostenere la biodiversità agricola sembra venire per la filiera agroalimentare dalla combinazione di PES con l’eco-certificazione dei prodotti agricoli e schemi di etichettatura. Questi sistemi dipagamento di nuova generazione combinano iniziative e schemi di certificazione basati sulla comunità per sostenere e conservare la biodiversità agricola.

Da ultimo va ricordato che la Legge n.221 del 2015 (“Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”) ha previsto all’Art. 70 una “Delega al Governo per l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali” (PSEA). In attesa dell’attuazione della Delega, va qui ricordato che i Decreti che la formalizzeranno dovranno prevedere il rispetto di alcuni princìpi e criteri direttivi, tra i quali “prevedere che sia riconosciuto il ruolo svolto dall’agricoltura e dal territorio agroforestale nei confronti dei servizi ecosistemici, prevedendo meccanismi di incentivazione, attraverso cui il pubblico operatore possa creare programmi con l’obiettivo di remunerare gli imprenditori agricoli che proteggono, tutelano o forniscono i servizi medesimi”. L’auspicio allora è che tale prospettiva trovi quanto prima compimento per poter attivare tali strumenti innovativi che andranno a beneficio degli agricoltori e dell’intera collettività nazionale.

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